Diritto

La Costituzione, per insegnarla “è essenziale appassionare gli studenti”.

Giovanni Pitruzzella racconta il suo rapporto con la Carta e con le sfide della docenza del diritto costituzionale

di Giappichelli / pubblicato 3 Novembre 2021

La Costituzione è un corpo vivente e per insegnarla “è essenziale appassionare gli studenti”. Per riuscirci, “occorre cercare di essere in contatto con la loro vita reale, i sogni e i problemi della loro generazione, le loro fonti di ispirazione culturale”. Parola di Giovanni Pitruzzella, tra i più apprezzati costituzionalisti italiani, oggi Avvocato Generale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. “Ventuno” ha chiesto al professor Pitruzzella di riflettere sullo stato di salute della Carta e dell’insegnamento del diritto costituzionale, in occasione dell’anno del Centenario della nostra casa editrice. La messa a punto della Costituzione è stata senz’altro tra gli eventi principali di questo secolo di storia d’Italia e al suo insegnamento è dedicato uno dei volumi di cui Pitruzzella è autore per Giappichelli, il testo di Diritto Costituzionale di cui ogni anno firma insieme a Roberto Bin una edizione aggiornata.

“La Costituzione italiana, a mio avviso, ha saputo accompagnare con successo l’evoluzione della vita politica, sociale ed economica del Paese – spiega Pitruzzella – assicurando, anche in tornanti difficili o addirittura drammatici della nostra storia, la tenuta delle istituzioni democratiche, il pluralismo, la tutela dei diritti fondamentali, lo Stato di diritto, un’autorevole e efficace giustizia costituzionale, l’integrazione europea e la progressiva, anche se non priva di contraddizioni, affermazione di un’economia sociale di mercato. Quindi personalmente penso che le luci della Costituzione superino di gran lunga le ombre che pure esistono”.

“Credo che dobbiamo molto alla nostra Costituzione per la garanzia del pluralismo, per la tutela delle nostre libertà, per la coesione della società che è stata mantenuta pure in momenti assai difficili”.

Il professor Pitruzzella non esita a indicare quelle che a suo avviso sono le debolezze da cui è afflitta la Carta. “Penso, per esempio, alla debolezza del potere di governo, principalmente dovuta a quel ‘complesso del tiranno’ che ha influenzato le scelte dei costituenti. Ma penso anche ai limiti del titolo quinto della parte seconda della Costituzione, che ha disegnato un regionalismo fonte di tanti problemi che la riforma costituzionale del 2001 non ha risolto ma forse peggiorato”.

“Le regioni – prosegue Pitruzzella – costituiscono un aspetto fondamentale e indefettibile della democrazia italiana e, nei momenti migliori, possono essere soggetti di innovazione e di selezione di una classe politica più concreta e attenta ai bisogni reali della società italiana. Ma sono state anche sedi di inefficienze, che hanno probabilmente favorito, insieme a certi comportamenti dello Stato, la crescita delle diseguaglianze territoriali nel godimento effettivo dei diritti fondamentali, senza che si ponesse fine alla storica ‘questione meridionale’, cui si è affiancata una ‘questione settentrionale’ che in certi momenti ha minacciato la rottura dell’unità nazionale, con ripercussioni negative per tutti”.

La Costituzione per insegnarla "è essenziale appassionare gli studenti".

Ancora, sul terreno delle criticità della Costituzione, Pitruzzella indica infine “certi limiti della disciplina dell’ordinamento giudiziario. Da una parte essa ha permesso di garantire uno dei valori fondamentali e irrinunciabili dello Stato di diritto, che è l’indipendenza della magistratura, ma dall’altra parte non ha saputo opporsi a certe degenerazioni correntizie, rese più visibili da scandali recenti, o agli eccessi del populismo penale, o ancora alla durata interminabile dei processi”.

Nonostante questi limiti, la Costituzione secondo il professor Pitruzzella “ha funzionato da ‘ponte’ che ha permesso di collegare e tenere insieme le parti di una società e di un sistema politico che, in diversi momenti della storia italiana, sembravano eccessivamente distanti, contrastando una spinta alla visione della politica come contrapposizione amico-nemico che periodicamente ritorna. Credo che dobbiamo molto alla nostra Costituzione per la garanzia del pluralismo, per la tutela delle nostre libertà, per la coesione della società che è stata mantenuta pure in momenti assai difficili”.

“Se la cultura costituzionale di un Paese occupa un ruolo importante, l’insegnamento universitario del diritto costituzionale ne costituisce un aspetto cruciale”

Lo sguardo però non può limitarsi a essere rivolto al passato. C’è un futuro denso di incognite e opportunità per la Costituzione e l’insegnamento del Diritto Costituzionale. “Oggi ci sono nuove sfide – spiega il costituzionalista – che sono il prodotto delle tumultuose trasformazioni che riguardano l’intero pianeta. La rivoluzione tecnologica basata sul digitale e su internet, la crisi climatica e ambientale e la conseguente necessità della transizione verso un’energia e un’economia ‘verdi’, i crescenti flussi migratori dal sud del mondo, l’instabilità delle relazioni internazionali nel passaggio da un mondo bipolare a un mondo multipolare, la crescita delle diseguaglianze in Occidente, il lato oscuro della globalizzazione, le difficoltà di funzionamento dei regimi democratici, la disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, il ritorno ad una politica identitaria e polarizzata, le difficoltà di trovare il senso della comune e multipla appartenenza ad un Paese, all’Europa, all’Occidente”.

Un elenco lungo e a tratti inquietante. “Per affrontare queste sfide ovviamente dovremo fare appello a tanti strumenti e a tanti saperi, ma potremo continuare a trovare nella Costituzione un punto di riferimento”. A patto però di riconoscere che non si tratta di un documento pietrificato: “È una ‘Costituzione vivente’ – afferma Pitruzzella – i cui contenuti sono precisati grazie agli apporti della comunità pluralistica degli interpreti costituzionali: la corte costituzionale, i giudici, la politica costituzionale, la cultura costituzionale, le università, i media tradizionali e non. Parlare di Costituzione significa inevitabilmente parlare della cultura costituzionale di un Paese e oggi dell’Europa”.

Come cambia dunque, in questo contesto, l’insegnamento di tutto ciò che ruota intorno alla Costituzione? “Se, come ho detto, la cultura costituzionale di un Paese occupa un ruolo importante per spiegare il funzionamento concreto della Costituzione, i suoi successi e i suoi eventuali fallimenti, certamente l’insegnamento universitario del diritto costituzionale ne costituisce un aspetto cruciale”.

“Per fortuna – spiega Pitruzzella – l’Italia ha una tradizione di costituzionalisti illustri, che hanno avuto, sia attraverso l’elaborazione culturale e l’insegnamento sia nei ruoli istituzionali che molti di loro hanno ricoperto, una funzione molto rilevante nell’assicurare il successo della Costituzione vivente. Una tradizione che oggi è arricchita grazie al contributo di una folta schiera di valorosi giovani studiosi. Pertanto non posso avere la presunzione di dare consigli ai miei colleghi sull’insegnamento del diritto costituzionale, ma piuttosto ho sempre cercato di valorizzare le loro riflessioni e i loro suggerimenti, nati dall’esperienza didattica, nell’elaborazione delle successive edizioni del manuale che ho avuto il piacere di scrivere e di aggiornare insieme al mio grande amico Roberto Bin, la cui libertà intellettuale e la cui ricchezza umana, insieme ad un’indiscutibile franchezza caratteriale, sono state compagne preziose del mio percorso professionale”.

“Detto ciò – prosegue Pitruzzella -, penso che nel corso della mia carriera accademica, l’insegnamento è cambiato perché sono cambiati gli scenari politici, sociali, economici e culturali. È cambiata profondamente la società e così sono cambiati anche i giovani, gli studenti, cioè i destinatari dell’insegnamento e dei manuali. Con Roberto ci siamo sempre sforzati di capire come si stava evolvendo il diritto costituzionale, quali nuovi problemi prendevano il sopravvento e richiedevano spazio adeguato nell’insegnamento e quali questioni invece perdevano una parte dell’importanza che un tempo veniva loro assegnato, senza però scadere nella cronaca. In fin dei conti credo che la cosa più importanti sia, oltre a trasmettere i concetti fondamentali della disciplina, quella di insegnare un metodo, la capacità di cogliere gli aspetti giuridici di un problema, il ragionamento giuridico, insieme all’ancoraggio nella storia. Ma per far questo è essenziale appassionare gli studenti, e per riuscirci occorre cercare di essere in contatto con la loro vita reale, i sogni e i problemi della loro generazione, le loro fonti di ispirazione culturale”.

La Costituzione per insegnarla "è essenziale appassionare gli studenti".

Un processo che però, sottolinea Pitruzzella, è sempre bidirezionale: “Va dal docente agli studenti, ma poi c’è qualcosa di prezioso che da questi ultimi ritorna al docente. Ho sempre imparato qualcosa dalle mie classi e dai giovani nel corso dei tantissimi seminari che ho tenuto e che non ho mai smesso di curare anche quando la mia vita professionale mi ha portato a ricoprire ruoli al di fuori dell’Università”.

Un’ultima, doverosa riflessione spetta all’Europa e a quanta parte dell’evoluzione futura della nostra Costituzione sia legata al processo europeo. “L’Unione europea e i suoi rapporti con l’ordinamento costituzionale italiano – afferma Pitruzzella – hanno avuto riservata una parte significativa fin dalla prima edizione dei nostri manuali. Poi questa parte è cresciuta ulteriormente ed è sempre stata strettamente legata alle altre parti del manuale. L’idea di base è che per comprendere la Costituzione vivente vanno esaminate le relazioni con il diritto dell’Unione europea, così come per comprendere quest’ultimo si deve tener conto delle identità costituzionali degli Stati membri, del loro confluire nelle tradizioni costituzionali comuni che, da una parte, concorrono a forgiare l’identità europea e, dall’altra parte, ne sono influenzate. L’attenzione a questa relazione biunivoca e al ruolo che ha avuto e ha il diritto euro-unionale nell’evoluzione della ‘living Constitution’ mi sembrano centrali nell’insegnamento del diritto costituzionale”.

Nell’ultima edizione del lavoro di Pitruzzella e Bin si segnala come la pandemia e i conseguenti interventi legati al Next Generation EU e al PNRR avranno effetti di lungo termine anche sul piano costituzionale. “Con la sinteticità imposta dal carattere dell’opera – spiega a questo proposito Pitruzzella – abbiamo dato rilievo alle trasformazioni che di volta in volta caratterizzavano l’Unione, un edificio sempre in costruzione, cercando di evidenziare il ruolo che le crisi e la ricerca di soluzioni adeguate hanno avuto nell’integrazione europea.

Perciò è stato naturale dare ampio spazio nell’ultima edizione del manuale a Next Generation EU e ai Piani nazionali di ripresa e resilienza, nonché all’influenza che essi stanno avendo sia nell’ordinamento dell’Unione sia nel nostro sistema costituzionale. Da una parte, l’accentuazione della solidarietà tra gli Stati membri e la spinta evolutiva che caratterizza la disciplina dell’Eurozona e della sua governance economica, dall’altra la ricerca di una maggiore stabilità degli indirizzi politici degli Stati, una politica più responsabile, la ricerca di un nuovo equilibrio tra la necessaria sostenibilità del debito pubblico e le politiche per la crescita economica e la coesione sociale”.

 

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