Diritto

Ius scholae e riforma della cittadinanza

Una proposta di legge punta ad introdurre lo Ius scholae: cosa significherebbe per oltre un milione di minori stranieri in Italia? In un recente sondaggio, numeri e risultati provano a far luce sulla questione della riforma della cittadinanza

di Giappichelli / pubblicato 27 Luglio 2022

Sono oltre un milione i minori stranieri che vivono in Italia. Nelle nostre scuole, dall’infanzia alla secondaria di II grado, un alunno su dieci ha cittadinanza straniera. Il Ministero dell’Istruzione ne ha registrati 876.801, di cui circa due terzi nati nel nostro Paese. Numeri importanti, che dimostrano l’urgenza della questione della riforma della cittadinanza.

È al momento in discussione la proposta di legge che punta ad introdurre lo Ius scholae, cioè l’acquisizione del diritto alla cittadinanza per i figli di extracomunitari nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni, che abbiano frequentato per almeno 5 anni un ciclo scolastico in Italia. Una differenza sostanziale, dunque, rispetto allo Ius soli, dove invece si prevede (come nel caso degli Stati Uniti) l’acquisizione automatica della cittadinanza per chiunque nasca in un determinato Paese. Rispetto all’attuale iter burocratico, si tratterebbe dunque di una strada più snella per ottenere la cittadinanza, senza che gli interessati debbano aspettare il compimento dei 18 anni.

Secondo un recente sondaggio realizzato da Quorum/Youtrend, gli italiani si dimostrano piuttosto ignoranti sul tema: il 62% non sa in cosa consiste la proposta di legge sulla cittadinanza, né conosce i criteri su cui si basa lo Ius scholae. Tra coloro che sono informati, invece, sei intervistati su dieci si dichiarano a favore della riforma, al di là di schieramenti e bandiere politiche. È interessante notare come solo una persona su dieci conosca il numero reale di quanti studenti senza cittadinanza frequentano le scuole italiane.

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