Diritto

Noi, Bobbio e quel debole per i giandujotti

Lezioni, dispense, testi a stampa... Dal 1934 in poi, Giappichelli ha pubblicato una trentina di opere di Norberto Bobbio, facendole arrivare fino in America.

di Giappichelli / pubblicato 9 Maggio 2022

Sono arrivate in mezzo mondo, partendo da uno stanzino di 24 metri. Da via Fratelli Vasco 2, nel cuore della Torino universitaria, fino in Spagna, Perù, Colombia, Messico e Brasile. Le opere di Norberto Bobbio, anche grazie all’editore Giappichelli, hanno varcato confini e continenti. E hanno attraversato diverse epoche, se si pensa che i primi rapporti con la Casa editrice torinese risalgono agli anni Trenta: «La prima sua opera che abbiamo pubblicato era Scienza e Tecnica del diritto, nella collana “Memorie dell’Istituto Giuridico”, nel 1934», racconta Olimpia Varesio Giappichelli, presidente dell’azienda. A 95 anni, portati in modo mirabile, custodisce ancora perfettamente i ricordi di quella che, per lei, non è semplicemente la casa editrice leader in Italia nell’insegnamento del diritto e dell’economia: «L’ho sempre vista addirittura come un figlio».

Le opere di Norberto Bobbio hanno varcato confini e continenti


Con oltre oltre 10000 autori e 12000 opere, la storia di Giappichelli è intrecciata con le vite di personaggi del calibro di Luigi Einaudi, Giuseppe Grosso, Gianni Vattimo, Massimo Mila… E Norberto Bobbio, appunto, che tuttora fa capolino accanto a Olimpia Giappichelli in una foto sulla sua scrivania: «Eravamo insieme a Ernesto Olivero e alla signora Gobetti ai funerali di Valeria, la moglie del professor Bobbio», spiega. «Me l’ha donata suo figlio Andrea, accompagnandola con queste parole: “Ringraziandola di cuore, le invio questo ritratto, scattato in una circostanza dolorosa”».


Sono ad oggi una trentina, le opere di Bobbio pubblicate da Giappichelli: «Nel 1946 sono uscite le sue Lezioni di filosofia del diritto. Quindi abbiamo realizzato moltissime altre dispense o testi a stampa». Fino al lancio dal 2009, dopo la morte del professore, dei volumi della collana “Bobbiana. Opere di Norberto Bobbio per l’Università”. Ma, al di là delle migliaia di copie vendute, delle traduzioni, delle adozioni nelle più importanti università (una quarantina solo quest’anno), salta agli occhi ciò che per Giappichelli è diventato un vero e proprio motto: l’editoria in prima persona. Il legame con Bobbio, infatti, andava ben oltre la collaborazione professionale: «Aveva conosciuto tutta la mia famiglia, dal nonno bidello a mio marito», continua la signora Olimpia. «Abbiamo attraversato insieme i momenti più duri della nostra storia: l’allontanamento dei docenti ebrei dall’Università, la guerra, i magazzini incendiati, la difficile ripresa…».

Le opere di Norberto Bobbio hanno varcato confini e continenti


Olimpia Giappichelli ricorda ancora con orgoglio le visite che gli faceva ogni mese, nello storico appartamento di via Sacchi 66, meta di docenti e personaggi della cultura e della politica: «Ogni angolo era occupato da libri. Dovevo sottoporgli il resoconto dei diritti d’autore maturati con le vendite, oltre alla lista delle traduzioni che nascevano in seguito ai convegni internazionali cui partecipava». Le opere di Bobbio, infatti, erano molto richieste soprattutto in Spagna, Portogallo e America Latina: «Mentre un suo rammarico era di non essere abbastanza conosciuto e apprezzato nei Paesi anglosassoni».


Olimpia Varesio si presentava sempre con un elenco dettagliato delle adozioni: «Il professore guardava poco l’aspetto economico. Piuttosto, scorrendo i nomi dei docenti e delle varie Università, era incuriosito e commentava: “Questo è stato mio allievo… Questo l’ho incontrato ad un congresso… Questo non lo conosco…”. Fino a domandarsi: “Chissà perché ancora interessano questi miei vecchi appunti, usciti da decine di anni?”. Così io, vincendo la soggezione, provavo a spiegargli: “Perché lei rappresenta il meglio!”».

E Norberto Bobbio si tirava il naso, reagendo secondo il suo temperamento, ben testimoniato dall’espressione piemontese “esageruma nen” (non esageriamo): «Era il suo modo di veder le cose, collocandole sempre nella giusta dimensione». Forse anche per questo era così amato, come ha dimostrato la lunga fila di persone venute per l’ultimo saluto alla sua salma, esposta per due giorni nella sala del rettorato in via Po: «Mi son chiesta: com’è possibile smuovere tutta questa gente, che non appartiene al mondo universitario? Suo figlio Andrea mi ha risposto: “La città ha sentito di aver perso un grande figlio, che rappresentava al meglio la torinesità”». Prima di uscire dalla casa di Bobbio, ogni volta Olimpia Giappichelli gli offriva una confezione di giandujotti Peyrano: «Il professore ne andava matto. Ma,
anche qui, esageruma nen».

Il problema del potere - Introduzione al corso di scienza della politica - Norberto Bobbio
Consigliati