Pagamenti elettronici sì o no? Quante volte è capitato di sentirsi rifiutare un pagamento con bancomat o carta di credito, da parte di un professionista o di un negoziante. Di solito, con motivazioni ingiustificate. Dal 30 giugno 2022, questa scena non potrà più capitare: gli esercenti e i professionisti che non sono dotati di Pos, o che negano al cliente la possibilità di pagare tramite un bancomat, una carta di credito o una prepagata, subiranno una doppia sanzione. Questo vale sia per chi vende prodotti al pubblico, sia per chi offre servizi, quindi dai negozianti ai tassisti e ad altri liberi professionisti.
È quanto stabilito dai due decreti di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: l’obbligo, infatti, fa parte delle misure per ridurre l’uso del contante previste nel PNRR. Con il decreto legge n. 36, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile, d’ora in poi sono previste multe per le attività commerciali che, adducendo scuse ingiustificate, non accettano pagamenti elettronici. E lo stesso vale per chi intende imporre sovracosti per le transazioni elettroniche. Si tratta di una doppia sanzione amministrativa: per ogni transazione rifiutata, di qualsiasi importo, la prima sanzione (in misura fissa) corrisponde a 30 euro, più una seconda (variabile) pari al 4% del valore della transazione rifiutata. Unica eccezione: «nei casi di oggettiva impossibilità tecnica» a ricevere pagamenti via Pos (problemi di connessione, malfunzionamenti dell’apparecchio e così via), non si applicherà la sanzione.
Potrebbe finalmente terminare, in questo modo, una storia che va avanti da dieci anni: l’obbligo di accettare pagamenti elettronici, infatti, risale ad una decisione presa nel 2012 dal governo guidato da Mario Monti. Ma non erano stati mai emessi i relativi decreti attuativi, necessari per applicare la norma e le rispettive sanzioni per i trasgressori. In realtà, restano tuttora da affrontare le problematiche sollevate dagli esercenti (in particolare l’eliminazione o riduzione delle commissioni bancarie) e già emergono alcune criticità nel concreto: l’accertamento delle violazioni, infatti, sarà a cura degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria, nonché degli «organi addetti al controllo sull’osservanza delle disposizioni». Ma questo implica che il cliente denunci alla Finanza il pagamento rifiutato: quanti saranno disposti a dedicare tempo e risorse per avviare tali pratiche?