In ultima istanza è “elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo”. Questa è la cultura secondo la Treccani. Una definizione che, dunque, pone l’accento sul valore dirimente di quest’ultima nella formazione della persona in quanto tale.
È anche per questo che sorprende la scelta del governo di ridefinire la natura del “bonus cultura”, l’incentivo da 500 euro per i neo 18enni da spendere in attività culturali, in vigore dal 2016. Nella nuova legge di Bilancio studiata dal governo Meloni, infatti, è prevista la sostituzione della 18app con due carte, la “Carta Cultura” e la “Carta del Merito”, finanziate fino ad un massimo di 190 milioni di euro annui. A cambiare, non è solo il nome ma anche l’essenza del provvedimento. Fino ad oggi era destinato a tutti i neo maggiorenni, mentre le nuove agevolazione dipenderanno rispettivamente dal reddito familiare e dal voto di maturità. Alla prima avranno diritto i ragazzi con un Isee inferiore ai 35 mila euro, alla seconda coloro che avranno ottenuto il diploma con una votazione di 100/centesimi. Le due carte valgono 500 euro ciascuna e sono cumulabili.
La svolta (che sarà formalizzata non appena la Legge di Bilancio verrà approvata dal Parlamento, nel giro di pochi giorni) è stata oggetto di molte critiche. Alcuni hanno sottolineato la mutata ratio della norma, che da incentivo alla fruizione del “bene cultura” diventerebbe una misura di redistribuzione, mentre altri hanno posto l’accento sull’impatto indubbiamente positivo che la 18app ha avuto su più fronti. Da un lato è stata importante per convincere un considerevole numero di giovani a interessarsi al mondo della letteratura, della musica, dell’arte, dall’altro ha rappresentato un sostegno economico per un settore che ormai da anni è in crisi.
I numeri
Solo nel 2022, quasi mezzo milione di ragazzi si è registrato nel portale 18 app per accedere al bonus, e la maggior parte ha speso questi soldi per acquistare libri. Proprio quello dell’editoria è uno dei settori che ha maggiormente risentito in positivo di questa misura. Secondo alcuni dati, nell’ultimo anno il denaro del “bonus cultura” ha contribuito per il 10% alle vendite nelle librerie fisiche e online, in un momento di brusco calo degli incassi. “Siamo preoccupatissimi – ha dichiarato Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione italiana editori -, così si indebolisce una misura che ha raggiunto risultati di assoluto rilievo, conquistando alla lettura, dati Istat, 183mila giovani che l’avevano abbandonata negli anni precedenti la maturità”. Sulla stessa linea anche Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura, che in un comunicato ha definito la scelta “sbagliata per molte ragioni”, evidenziando tra le altre cose il pericolo di “negare l’autonomia dei giovani rispetto alle famiglie d’origine”.
I pericoli
La nuova norma voluta dal governo Meloni rischia di avere ripercussioni negative sia dal punto di vista economico che da quello sociale. La scelta di riservare il bonus ai ragazzi usciti con 100 alle maturità, evidenzia una concezione competitiva del percorso di studi, considerando l’eccellenza nel profitto scolastico come un merito da premiare. Una visione limitata, che non considera i molti altri fattori che determinano i risultati di ogni singolo studente. Se la cultura è ciò che determina la “personalità morale e il pieno sviluppo della persona”, come evidenzia Treccani, allora porre dei limiti tra chi ha diritto ad accedervi e chi no significa garantire tale diritto solo ad alcuni e non ad altri. Un equivoco in cui sarebbe meglio ricadere.